Tempo fa, ho pubblicato un articolo che riguardava il “Rituale del Crocicchio”, un rito particolare che prevede (in sintesi) l’uso di una tavoletta magica a un crocicchio per l’evocazione di uno Spirito (identificato con Lucifero) e la possibilità di stringere un patto. Nel rituale viene più volte ripetuto che, una volta terminata la cerimonia, è necessario andarsene dando le spalle al luogo utilizzato senza mai voltarsi indietro.
Nessuna fonte dà una spiegazione chiara del perché di questa raccomandazione, motivo per cui io non ho fornito alcuna spiegazione nell’articolo: si sarebbe trattato di speculazioni personali o ipotesi. Possiamo immaginare che sia una forma di rispetto verso lo Spirito o un modo per mostrare che non si ha alcuna paura o ripensamento… Simbolicamente, “non guardarsi indietro” è un atto analogo a quello di “dimenticarsi” di un Rito o un Sigillo per assicurare la sua riuscita. Ma forse c’è di più.
Ormai mi sono quasi abituato al fatto di incontrare brandelli di informazioni significative su un certo argomento mentre faccio ricerche incentrate su tutt’altro. Sembra quasi la norma che alcuni Spiriti o Entità guidino i ricercatori in modo alquanto misterioso e complesso, con lunghe curve e intricati labirinti, invece che con semplici linee rette dal punto “A” al punto “B”. Questa volta, le informazioni significative riguardavano proprio il Rituale del Crocicchio e, forse, il vero motivo per cui è bene non guardarsi alle spalle una volta che lo si è terminato.

Moderna rappresentazione di Ecate
Recenti accadimenti mi hanno spinto a fare maggiori ricerche sull’enigmatica figura di Ecate, la dea greca (ma forse importata dall’Asia Minore) venerata in molte città, templi e santuari come divinità tutelare, custode liminale e guardiana, protettrice delle città e dei nuclei familiari… Ma anche Dea oscura collegata con la Luna Nera, la stregoneria, il Sottomondo e l’Aldilà. Ed è proprio facendo queste ricerche che sono incappato in questo interessante racconto.
Apollonio Rodio, nelle sue Argonautiche (Τὰ Ἀργοναυτικά, poema epico in greco antico scritto nel III secolo a.C.) racconta di come la Strega Medea avesse imparato la Magia e l’arte dei veleni proprio da Ecate (che, secondo alcune versioni del mito, non è solo la sua Dea tutelare e la sua maestra, bensì la madre di Medea stessa e delle sue due sorelle, Circe e Angizia). Giasone, colpito dall’ira della Dea, chiede consulto alla sua sacerdotessa e Medea gli insegna un rituale per placarla e attirare la sua benevolenza. L’eroe deve fare un bagno lustrale nelle acque di un torrente a mezzanotte, quindi vestirsi di nero e scavare un pozzo circolare. Sopra il bordo, Giasone deve sacrificare una pecora facendo in modo che il suo sangue cada nella buca appena scavata, quindi deve prendere l’intero animale e bruciarlo su una pira di fianco al pozzo stesso. Il sacrificio va addolcito con l’aggiunta di miele. Finito il rogo, il protagonista dovrà lasciare il luogo del sacrificio senza mai guardarsi indietro, seguendo le rigide indicazioni di Medea, nemmeno se dovesse sentire il suono di passi o l’abbaiare di cani (animali strettamente legati a Ecate).

Ecate con arco e cani da caccia
Come abbiamo detto, Ecate era considerata una divinità protettrice: tempietti, santuari o statue con le sue sembianze venivano posti, ad esempio, vicino all’ingresso di palazzi e ville oppure a fianco dell’uscio delle abitazioni private. Spesso si utilizzavano degli Hekateion, colonne scolpite in pietra o legno attorno a cui si raffigurava tre volte la Dea, talvolta accompagnata dai suoi animali totemici, in modo che guardasse in ogni direzione. Ma Ecate, nel corso dei secoli, arrivò ad assumere caratteristiche anche molto oscure e venne associata alla Luna Nuova, alle streghe, ai veleni (e ai serpenti, proprio come sua figlia Angizia), all’Aldilà e acquisì funzioni di psicopompo. In particolar modo, si dice che fosse Ecate che accompagnava con le sue torce Persefone/Proserpina nel suo viaggio nell’Ade e nel suo ritorno alla madre Demetra/Cerere ogni anno. Nell’opera “Pharsalia” o “Farsaglia”, poema epico in latino scritto nel 61 d.C. da Marco Anneo Lucano, la potente Strega Eritto evoca Ecate con uno spaventoso rituale e addirittura arriva a identificarla con Persefone stessa in quanto “terzo e più basso aspetto della Dea delle Streghe”. La Dea viene descritta come putrefatta e orribile, con un corpo pallido e in decomposizione, tanto che deve nascondere il suo terrificante volto con una maschera ogni volta che vuole recarsi in visita agli Dei nell’alto dei cieli.

Hekateion in pietra
E come viene tradotto, normalmente, “Phosphoros” in Latino?
Ecco che abbiamo un chiaro collegamento tra Ecate e Lucifero (che, ricordiamo, è pur sempre un epiteto e non un nome proprio, un termine che è stato associato a diverse Entità e Divinità nel corso dei secoli). Ed ecco che, forse, abbiamo anche una ragione per il comandamento di “non voltarsi indietro” durante i Rituali di Evocazione della Dea. Se è vero che, nel suo aspetto Ctonio e maggiormente legato alla Stregoneria, Ecate si presenta come un cadavere ambulante con il volto coperto da una maschera, è ben comprensibile il consiglio di non guardarla: da un lato per non essere terrorizzati dal suo aspetto orripilante, dall’altro per non sottolineare il senso di vergogna provato dalla Dea stessa, costretta a nascondere il volto quando viaggia nel Mondo di Mezzo o nell’Olimpo degli Dei, e magari incorrere nella sua ira.
Se a tutto questo aggiungiamo che Ecate è lo Spirito che, più di tutti, nell’antichità è notoriamente legato ai crocicchi (in particolar modo, ai Trivi, cioè là dove tre strade si incontrano), ecco che possiamo ipotizzare quali siano state le cerimonie antiche che oggi ricordiamo con Rituali di Chaos Magick come quelli del Crocicchio. Ed ecco che, forse, possiamo capire come il protagonista di tali Riti non sia Hilel, la Stella del Mattino della tradizione semitica e poi Ebraico-Cristiana ma, più probabilmente, la Dea della Stregoneria del mondo classico, anch’essa chiamata Lucifero dagli antichi.

Il simbolo dello Strophalos, usato nella pratica moderna come Sigillo di Ecate
Sarebbe certamente il caso di sperimentare maggiormente questo Rituale e aggiungere la propria Gnosi Personale alle ricerche documentali e storiche, cosa che mi prefiggo di fare non appena ne avrò la possibilità. Se decidete di provare il Rituale del Crocicchio, intanto, il mio consiglio è quello di sostituire il Quadrato Magico di Lucifero con la “Trottola di Ecate”, lo Strophalos che veniva utilizzato per chiamarla e per fare divinazione. E forse sarà il caso di scrivere un articolo completo con una versione “aggiornata” del Rituale.
Come sempre, grazie di essere passati di qui e buon lavoro! A presto!
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